IL SECOLO DEL SIGNORE DI LUCCA: PAOLO GUINIGI
Conquistata dunque la libertà, ricostituito il governo repubblicano e stilato un nuovo statuto nel 1372, dopo quelli del 1308 e del 1342, sembrava naturale aspettarsi un periodo di tregua e serenità, ma cosi non fu. Discordie interne, consorterie, brama di impadronirsi del potere, portarono a nuovi scontri che si materializzarono anche in feroci battaglie nel cuore della città. Tristemente famosa fu la lotta tra i Forteguerra, detentori al momento dell’importante carica politica del gonfalonierato, una sorta di attuale capo del governo e la casata dei Guinigi economicamente certo la più influente, con lucrose compagnie commerciali a Pisa, Genova, Napoli, Bruges e Londra e certo invidiatissima anche perchè aveva avuto dal 1376 al 1387 quel prestigioso e ambitissimo incarico della designazione di banchieri del papa.
La faida tra queste due nobili famiglie culminò in un cruento conflitto a sangue che si svolse in piena città, sotto la torre chiamata “del veglio” dell’omonimo palazzo, davanti alla fontana di P.za S. Salvatore e si concluse in feroci omicidi di cui tutto il popolo lucchese fu tristemente testimone. Il gonfaloniere Forteguerra fu ucciso e gettato dalla finestra del palazzo pubblico e un altro importante membro della medesima famiglia, Lazzaro, fu barbaramente trucidato con un colpo di scure alla testa nella centralissima piazza S. Michele. L’inizio del XV secolo portò ancora nuovi delitti e uccisioni, questa volta tra gli stessi Guinigi, anche per faide familiari; la peste poi con le sue vittime completò il triste per cui l’unico superstite della famiglia rimase l’ultimo di quattro fratelli, quel Paolo che sapientemente aiutato da Giovanni Sercambi, al tempo gonfaloniere e autore della famosa cronaca miniata lucchese (1164-1423), prima fu nominato capitano del popolo e in seguito ad una ennesima sventata congiura, il 21 novembre del 1400, fu proclamato Signore di Lucca. Si apre così nella storia lucchese un trentennio, diversamente giudicato dagli storici, ma certo periodo di relativa pace e tregua nel quale congiure e momenti di tensione furono affrontati con sagacia, moderazione, senza spirito di vendetta e, come sempre, mettendo spesso mano ai denari. Il noto condottiero di ventura Braccio da Montone, signore di Perugia, giunto a Lucca, sembra su istigazione fiorentina, ricevette ben settantacinquemila fiorini , con altro denaro ci si assicurò poi la sua difesa in caso di attacchi, e si cercò di porre rimedio al pericoloso isolamento della signoria lucchese stringendo alleanze purtroppo non felici e che porteranno in breve al rovesciamento della signoria guinigiana. Siamo al 15 agosto del 1430, anno in cui il celebre Brunelleschi cercò non riuscendovi, di allagare Lucca deviando con argini artificiali le acque del fiume Serchio; poco tempo prima Paolo Guinigi, certo presagendo un’imminente fine, aveva spedito a Venezia notevoli capitali ben documentati e oggetto di svariati studi, nell’ evidente tentativo di salvarli e che poi, nonostante i tentativi di recuperarli, rimasero ai veneziani. A Lucca non vi è dunque più denaro, chi deve difendere viene meno al suo compito proprio perché non vi sono i soldi per pagarlo e per il mercenario Francesco Sforza, che però potè contare sulla complicità di due nobili lucchesi, Pietro Cenami e Lorenzo Buonvisi, fu facile catturare il Signore di Lucca e consegnarlo al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, che lo rinchiuse nel carcere di Pavia dove, dopo appena due anni, all’età di cinquantasei anni, morì. Era finito dunque quel sogno lucchese di una grande corte rinascimentale, con mecenatismo, lusso e amore più per le arti che per le armi che di lì a poco troveremo in altre città e il cui massimo rappresentante fu certo Lorenzo de’ Medici. Restano a testimonianza di questo periodo capolavori quali lo splendido monumento funebre di Iacopo della Quercia a Ilaria del Carretto, seconda moglie di Paolo Guinigi, morta di parto all’età di ventisei anni, capolavoro in marmo bianco gelosamente custodito nella cattedrale cittadina e indiscussa meta turistica. Anche su questo personaggio femminile, così come su Lucrezia Buonvisi e Lucida Mansi, aleggiano più leggende, quali quelle dell’avvelenamento e forse anche qualche verità là ove si sostiene che in quel sarcofago mirabilmente scolpito, con questo bellissimo volto e il delizioso cagnolino ai piedi, non sono racchiuse le spoglie delle bellissima Ilaria che riposerebbero invece, come altri Guinigi, salvo trafugamenti, nella cappella di S. Lucia della ex chiesa di S. Francesco, oggi sede dell’auditorium dell’Istituto di alti studi IMT.
Altro mirabile esempio di questo periodo è certamente la villa omonima costruita su parte delle rovine castrucciane dell’ Augusta, vicino alla medesima chiesa di S. Francesco. I lavori per la reggia del Signore di Lucca iniziarono nel 1413, subito dopo la sua caduta nel 1430 fu confiscata dal governo del tempo della restaurata repubblica ed oggi, dopo fortunose vicende e la vendita quasi completa del bellissimo parco che la circondava, è splendida sede di un museo nazionale che con i suoi dipinti, sculture e reperti archeologici di indubbio valore costituisce meta obbligata di quel turismo di qualità così in crescita a Lucca in questi ultimi anni.
Per approfondire
AA.VV. Il Magnifico di Lucca: Paolo di Francesco Guinigi, catalogo di mostra, Lucca 17 novembre-16 dicembre 2007
Altavista C., Lucca e Paolo Guinigi (1400-1430): la costruzione di una corte rinascimentale. Città, architetture, arte, Pisa 2005
Belli Barsali I., La villa a Lucca dal XV al XIX secolo, Roma 1964
Bongi S Di Paolo Guinigi e delle sue ricchezze, Lucca 1871
De Neria G., Ilaria del Carretto. La donna del Guinigi. Storie e leggende. Lucca 1988
Donati G., Lucca e il tempo di Paolo Guinigi, Lucca 2007
Fumi L., -Lazzareschi E., Carteggio di Paolo Guinigi. Regesto (1400-1430), Lucca 1925